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In eterno

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Creusa e Palinuro sono due dei personaggi minori del mito di Enea, narrato da Virgilio nell'Eneide; entrambi muoiono misteriosamente per volere del Fato, il destino a cui tutti, uomini e Dei, devono assoggettarsi.

Creusa era la moglie di Enea e scomparve perché questi, giunto a Cartagine, potesse congiungersi con Didone. Palinuro, nocchiero della nave ammiraglia, dovette morire per lasciare il suo posto allo stesso Enea, che così poté entrare trionfalmente nel Lazio alla testa della sua flotta.

Virgilio dedica loro pochi versi, preso dalla narrazione di avvenimenti più determinanti, e la mitologia greco-latina non reca molte altre testimonianze della loro esistenza. Mi sono preso la libertà di modificare un poco la versione virgiliana della storia di Palinuro, in cui egli viene ucciso da "genti barbare" sulle coste meridionali dell'Italia. Non me ne vogliano i puristi.

 

Luce. Ombra. Terreno. Cielo. Gli Inferi non sono fatti di molto altro. I rumori e i suoni sono solo sussurri e leggere cantilene; non c'è bisogno di gridare qui, e nemmeno di parlare. Palinuro è uno dei pochi che ancora comunicano usando le labbra, non si è mai abituato; le parole a bocca chiusa gli sembrano innaturali. Solo con Creusa riesce a controllarsi; forse perché trova bello comunicare così con lei, quasi per creare quella comunione di pensieri che avrebbe voluto sperimentare quando erano in vita, e che adesso, per lui, è naturale e sconcertante allo stesso tempo.

Adesso si sta guardando intorno, cercandola; forse è andata da Persefone, o magari sta ancora pensando a quella sua idea fissa, testarda com'è. Quando si ritrovarono insieme in quella parte dei Campi Elisi toccò a lei confortarlo, tentare di spiegargli che la loro sorte era inevitabile; ora, dopo tanti anni, si erano scambiati i ruoli, ed era lei a soffrire di più per quella situazione, per la loro esistenza terrena troncata così presto in nome di un destino di guerre e di sopraffazioni.

La guarda venire verso di lui, con quello sguardo turbato che da qualche tempo ha imparato a detestare, e capisce subito dove è stata fino a quel momento:

"Ciao."

"Scusami se ho fatto tardi, ero..."

"A parlare con Ade, lo so."

Creusa lo guarda contrariata, poi sorride:

"Sì, infatti è così. Da quanto tempo mi leggi nel pensiero così bene?"

"Da quando ti amo."

"Allora da un bel po'. Forse dovrei preoccuparmi, con tutti gli amanti che ti ho nascosto..."

Ridono a lungo, insieme. Palinuro è il primo a farsi di nuovo serio:

"Che ti ha detto?"

"Chi?"

"Ade, la tua nuova fiamma. Chi altri?"

"Oh, niente di importante; che me ne dovrò stare qui, sorbendomi la tua irritante presenza per l'eternità, ma che ogni tanto potrò andare da lui a fare - cito alla lettera - un po' di movimento extra."

"Chissà se lo pensa veramente..."

"Scherzi? Con Persefone che non lo molla neanche durante il Concilio degli Dei? Se vuole sperimentare i supplizi di un'Ombra Perduta per mano di sua moglie faccia pure, ma non a causa mia."

"Sbaglio, o stiamo evitando di proposito un argomento scomodo?"

Creusa abbassa gli occhi per un istante, poi lo guarda di nuovo:

"A quanto sembra non c'è più bisogno di discuterne..."

"Io penso di sì, Creusa. Non è la prima volta che ti rivolgi a Ade per questo motivo, e ti ha sempre dato la stessa risposta; perché insisti tanto nel chiedergli quello che sai che non può darti?"

"Non puoi capire, Palinuro..."

"Ah, no? Non ricordi quanto sono simili le nostre storie? Non ricordi quando arrivai qui?"

Un senso di freddo lo assale quando ripensa a quel momento... rivede se stesso, un giovane nocchiero al timone in una notte di tempesta furiosa, impaurito ma sicuro della propria maestria, e del compito che gli Dei gli hanno affidato... e d'un colpo le sue mani stringono il vuoto invece della barra, il vento cala improvvisamente, una giovane donna gli è accanto, venuta dal nulla, con uno sguardo di infinita pietà e dolcezza sul volto...e quando la riconosce si rende conto che gli Dei hanno altri piani, e che lui non è più necessario.

Era stata almeno risparmiata ad entrambi una morte atroce; anche Creusa era stata portata via prima che il suo corpo bruciasse nell'incendio di Troia. Non che questo li rendesse meglio disposti ad accettare i fatti, e ancor meno a sentirsi parte della gloriosa storia di Enea, che dopo tutto era un pover'uomo come tanti, non un granché come soldato né come condottiero, ma a cui entrambi volevano bene, e che almeno aveva avuto il merito di farli incontrare.

Creusa lo guarda con affetto:

"Certo, mi ricordo quando sei arrivato, e da quel giorno ho sperato che con te avrei potuto dimenticare che ho vissuto troppo poco, e non parlo solamente di albe e tramonti; ma è dura, Palinuro, è dura soltanto chiedersi come poteva essere...".

Al vederlo adombrato sorrise di nuovo:

"Lo sai che mi sono innamorata di te da subito, e sai anche che ti amo ancora, ma..."

"Ma forse non è abbastanza. Non ti sto rinfacciando niente, Creusa, e di sicuro non la voglia di vivere che forse dovrei avere anch'io; ma ti stai facendo soltanto del male in questo modo. Conosci le regole, e sai che non verranno cambiate solo perché il destino si è preso le nostre vite."

Creusa distoglie in fretta lo sguardo. Palinuro la guarda per un lungo momento, sentendosi forse più impotente nei confronti di lei che in quelli del Fato; poi trova la forza di dirle:

"Ad ogni modo, continua a parlarne con Ade, se vuoi; non è giusto che tu perda le speranze solo perché devi startene a sentire un gufo come me."

Lei lo guarda negli occhi, con quello sguardo dolce e comprensivo che gli ha sempre fatto dimenticare dove si trovano, insieme ad una piccola punta di gelosia al pensiero che forse anche il suo amico Enea veniva guardato così.

"Non è vero che non ti amo abbastanza, amore mio; nessun tesoro, nel mondo dei vivi o in quello degli Dei, è più prezioso di quello che ho qui, davanti a me."

La guarda allontanarsi, esile e strana come lui, come tutte le ombre di quell'angolo di creato. E pensa che darebbe tutti i tesori dei vivi e degli Dei per poterle credere.

 

A Palinuro piace camminare, qui. Il fatto che il paesaggio non cambi granché è forse un vantaggio per lui, lo aiuta a schiarirsi le idee. Non è un problema nemmeno la sensazione, un tempo inquietante, di girare in tondo senza spostarsi mai; ha imparato da parecchio che un'ombra non si muove mettendo un piede dopo l'altro.

Ora la sua mente ritorna al passato, a quando cominciò a conoscere questo mondo, e insieme ad esso la donna che glielo mostrava. Se ne innamorò praticamente subito, quando si rese conto di quale sofferenza albergava in quegli occhi che tuttavia tentavano di sollevarlo dal peso dello stesso dolore. E seppe che anche lei lo amava, in virtù di quel particolare modo di comunicare tra le ombre, che trascende le parole e le espressioni del viso. In effetti, pensa Palinuro, non hanno mai messo in parole il loro sentimento; chissà, se ci fossero state dichiarazioni più solenni...

"Buongiorno."

Si volta senza fretta, non è spaventato; per aver paura bisogna avere anche qualcosa da perdere, almeno la vita.

"Oh, Ade, non ti avevo..."

"...sentito arrivare?".

Sorridono.

"Tu pensi troppo, Palinuro. Pensi, e non ti accorgi di quel che ti accade intorno."

"Sai che perdita..."

Ade si fa serio, innaturalmente teso, e adesso Palinuro ha paura, la sola paura che gli è rimasta.

"E' vero, forse qui non succede molto, e proprio per questo non dovresti lasciarti sfuggire le poche cose importanti che possono cambiare l'esistenza di un'ombra."

"Stai parlando di Creusa, non è vero?"

Ade non risponde subito; guarda lontano, oltre Palinuro, forse oltre i nebbiosi confini del regno che porta il suo nome.

"Come consorte di un semidio, per giunta madre di un eletto all'Olimpo, può decidere di modificare il suo destino, a patto che esso non alteri il corso degli eventi stabilito dal Fato... e ciò ormai non può più verificarsi. Creusa è libera."

Palinuro resta immobile, ma solo per un istante. Poi unisce il suo sguardo a quello di Ade, che non fa nessuna fatica a leggergli dentro.

"Sei un essere raro, ombra; ben pochi, tra coloro che ho visto camminare qui, sono capaci di provare un amore come il tuo. Tieniti stretto questo sentimento, ti sarà utile."

Dopo un momento si accorge di quel che ha detto. Sorride tristemente. Palinuro si volta, e ha sul volto lo stesso sorriso.

"Sai anche tu che è proprio questo mio speciale amore che mi condanna. Vorrei poter dire a chi passa la vita a desiderarlo che è più pericoloso della morte..."

Ade sostiene a fatica il suo sguardo, cosa che gli capita assai di rado.

"Grazie, Ade. So che non eri tenuto a dirmi tutto questo, e non lo dimenticherò."

Palinuro riprende a camminare, mentre il signore degli Inferi lo segue con gli occhi, perso in pensieri che, lui solo, non è obbligato a dividere con alcuno.

 

Creusa, nel frattempo, sta cercando di capire perché mai il Fato ce l'abbia tanto con lei, un tempo privandola della possibilità di scelta, per poi dargliela in questo momento. Forse ancora non si rende conto di aver già deciso; capita anche ai vivi di aver paura delle proprie azioni o, meglio, di aver paura di non tormentarsi abbastanza per esse, di non soffrire quanto ci si aspetterebbe a causa di prese di posizione che alla fine risultano inevitabili. Non sa come dire a Palinuro che ha ragione, che dopotutto sembra evidente che non lo ama abbastanza da rinunciare alla possibilità di vivere di nuovo, nonostante non sappia cosa l'attende, e se riuscirà a farsi amare da un'altra persona come è amata adesso...

Non lo vede avvicinarsi, e non si accorge di lui finché non percepisce la sua enorme tristezza, e allora è troppo tardi per cercare le parole meno dolorose. Tuttavia lei le cerca, sente di doverglielo.

"Palinuro, ti prego..."

"No."

Rimane immobile, senza aver capito il tono di quella parola; non se l'aspettava, forse.

"Non ti scusare, non ne hai bisogno. Quello che hai deciso è quello che deve essere."

Creusa non può piangere, fisicamente. Ora è più disorientata che triste, non sa più se vuole che lui si rassegni per poi dimenticarla, o se desidera che questo amore nato per disperazione sopravviva anche senza di lei. E, se potesse, piangerebbe adesso, perché si rende conto che Palinuro le sta togliendo anche quest'ultima incertezza, pagando il più alto prezzo possibile.

"Ho chiesto a Ade la tua immersione nel Lete. La tua nuova vita deve essere libera da tutto, dai ricordi della tua vita passata e di questo posto. Del resto, probabilmente avresti dovuto dimenticare comunque per non rischiare di far conoscere ai vivi cosa li attende...ora vai, Caronte ti aspetta; lo sai quanto è insopportabile quando si irrita."

Creusa, controvoglia, gli permette per l'ultima volta di addolcire la sua pena, e sorride. Non gli risponde, e non si volta a guardarlo. Capisce che non è giusto parlargli ancora, che non vi sono più parole abbastanza grandi, abbastanza dolci, e si incammina verso i confini del Mondo delle Ombre.

Palinuro fa per tornare indietro, poi non resiste e la cerca con gli occhi.

La vede scomparire piano.

Sorride.

Per lui, l'eternità comincia in quell'istante.

 

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